Cronaca

Migranti, la Guardia costiera vieta l'imbarco del team di ricerca e soccorso sulla Mare Jonio

(ansa)
La Ong: "Il messaggio del governo è: vietato soccorrere". E l'Oim intanto dà notizia di un nuovo naufragio al largo della Libia con 16 morti
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No all'imbarco del team di ricerca e soccorso. Con un provvedimento senza precedenti, che si aggiunge alle continue ispezioni seguite da fermi amministrativi delle navi umanitarie, la Guardia costiera blocca la nuova missione della Mare Jonio che avrebbe dovuto partire a giorni dal porto di Pozzallo.

Con un documento firmato dal comandante della Capitaneria di porto di Pozzallo, Donato Zito e notificato questa mattina al comandante della nave della Mediterranea Saving Humans viene vietato di salire a bordo ai tecnici del soccorso indispensabili per svolgere in sicurezza le operazioni di eventuale salvataggio in mare dei migranti. Perché - è la paradossale motivazione -  " i loro profili non hanno alcuna attinenza con la tipologia di servizio svolto dalla Mare Jonio".

Come quasi tutte le navi umanitarie, la Mare Jonio non è registrata come nave di ricerca e soccorso ma come mercantile con funzioni di cargo, monitoraggio e sorveglianza anche se il Rina, il registro navale italiano, le ha riconosciuto una notazione in classe come naviglio attrezzato per search and rescue. Che la guardia costiera invece non riconosce.

E allora ecco che l'imbarco dei "tecnici" Fabrizio Gatti e Georgios Iason Apostolopoulos risulta ingiustificato perché - si legge nel provvedimento - il primo è "tecnico armatoriale paramedico che presterà la sua attività in supporto dell'osservazione e monitoraggio in mare", l'altro è "ricercatore-osservatore esperto in diritti umani in mare nell'ambito delle attività di monitoraggio svolte dalla Mare Jonio nel quadro del progetto Mediterranez Saving Humans".

"Inoltre - si legge ancora nel provvedimento - l'imbarco dei soggetti sopra menzionati risulta in netto contrasto anche con le precedenti diffide notificate". Gli avvocati di Mediterranea sono già al lavoro per presentare ricorso contro il provvedimento che - dice Luca Casarini, uno dei fondatori della Ong italiana -"è il primo diretto contro il soccorso in mare. Si impone che le navi non siano attrezzate per farlo contro tutte le convenzioni Solas, Unclos e Amburgo sulla sicurezza in mare".

Dal 9 giugno, dalla ripresa delle attività di soccorso della Mare Jonio, sono già quattro le diffide notificate. "Si tratta evidentemente di una mirata persecuzione amministrativa e giudiziaria che nasce da una precisa volontà politica del governo - accusa la Ong - e contiene un messaggio chiaro e terribile e ha un altrettanto micidiale obiettivo. Il messaggio del governo è: vietato soccorrere vite umane che si trovano in pericolo in mare, l'obiettivo del governo è ostacolare ed impedire di fatto la presenza in mare di tutte le organizzazioni civili. Con i provvedimenti adottati da oggi viene di fatto bloccata l'attività di missione nel Mediterraneo della Mare Jonio".

E proprio oggi l'Oim dà notizia di un nuovo naufragio avvenuto nel mare antistante la Libia. Almeno 13 dispersi in mare e tre corpi recuperati. Il personale dell'Organizzazione internazionale delle migrazioni sta fornendo assistenza medica a 22 sopravvissuti portati a riva da pescherecci.