C’era il ministro dell’Interno Matteo Salvini, questa mattina, alla messa celebrata in Vaticano dal cardinale Giovanni Angelo Becciu, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, per la festa di San Michele Arcangelo, patrono e protettore della Polizia di Stato italiana e del corpo della Gendarmeria vaticana.

Lo stesso ministro, con un tweet diffuso dal suo account, ha scritto: «Oggi alla Messa per San Michele Arcangelo, patrono della Polizia di Stato: da ministro, da italiano e da papà, sono orgoglioso del lavoro delle nostre donne e uomini in divisa! #iostoconlaPolizia».  

La celebrazione si è tenuta nella cappella del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano “Maria Madre della Famiglia”; erano presenti, oltre a gendarmi e poliziotti, anche alcune autorità e il prefetto Franco Gabrielli, che a mezzogiorno si sono trasferiti in Aula Paolo VI per l’udienza di Papa Francesco ai membri dell’Associazione nazionale della Polizia di Stato. Incontro al quale Salvini non ha partecipato, perché - come ha spiegato - non voleva oscurare con la sua presenza l'evento che vedeva protagonisti gli appartenenti all’Anps.

 

Nella sua omelia, il cardinale Becciu ha ricordato le origini e il significato della festa di San Michele Arcangelo, proclamato da Papa Pio XII nel 1949 patrono e protettore della Polizia di Stato Italiana, «per sostenere la lotta che il poliziotto combatte tutti i giorni con impegno professionale al servizio del prossimo, dell’ordine e dell’incolumità delle persone».  

San Michele è infatti invocato nella devozione popolare per intervenire in «quelle situazioni nelle quali e contro le quali è davvero difficile lottare», ha detto Becciu. «La potenza del Male usa la strategia dell’inganno per mettere odio tra l’uomo e Dio, tra l’uomo e la sua coscienza, tra l’uomo e il suo fratello. La prima e decisiva lotta contro la forza del Male la dobbiamo sostenere all’interno di noi stessi. Il drago ce lo portiamo dentro. La vita morale, la nostra coscienza umana e cristiana, diventa molto spesso un campo di battaglia dove il Maligno ci assedia con il fuoco incendiario della cupidigia, dell’invidia, dell’odio, dell’egoismo, del sospetto, del disprezzo o del rifiuto dell’altro, e di ogni genere di pensieri distruttivi». 

Questa «guerriglia spirituale “urbana”» cioè interiore, si trasferisce spesso «sul campo “extraurbano” dei rapporti familiari, dei rapporti lavorativi e sociali in genere. Dentro di noi si scatena una lotta impari tra il bene che desideriamo compiere e il male che invece prende il sopravvento perché mascherato da angelo di luce che inganna la libertà umana», ha sottolineato il cardinale. Non solo, questo stesso Male «esercita anche una sua azione sociale di disgregazione, fomentando la logica della violenza, della conflittualità, della contrapposizione, dell’arroganza come forma di supremazia e di affermazione di sé, dell’aggressione verbale e fisica». 

«L’intercessione dell’arcangelo Michele ci induca a riconoscere e a compiere sempre il bene per noi e per gli altri, a costo di qualunque sacrificio, perché il bene verrà sempre ripagato da Dio con altrettanto bene», è stato quindi l’auspicio del prefetto delle Cause dei Santi. «San Michele sia sostegno ed esempio soprattutto di voi, impegnati a custodire, difendere e promuovere la giustizia, le regole della comune convivenza civile, la sicurezza sociale. Egli custodisca la vostra onesta operosità e il vostro infaticabile impegno per la difesa di ogni cittadino, specialmente dei più deboli».  

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