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Palazzi & potere
Lega, Matteo Salvini punta ai voti dei cattolici ma Papa Francesco non vuole

Papa Francesco a Loreto è stato fin troppo chiaro. Ha ribadito che "la famiglia è uomo e donna uniti in matrimonio" e lo ha fatto per riprendersi la titolarità dei temi su cui Salvini, da Verona, vorrebbe piantare la bandiera in vista delle elezioni europee che si terranno a due mesi esatti da oggi. Salvini, che a Verona occuperà il palco con tutti i suoi più alti dirigenti dai ministri leghisti a Zaia, vuole traghettare i voti dei cattolici ormai senza casa verso il Carroccio.

In Vaticano, spiegano direttamente da Oltretevere, considerano pericolosissima questa operazione e per questo la centralità della scena sul tema famiglia se l'è andata a riprendere il Papa, dopo che il cardinale Pietro Parolin aveva esplicitamente bocciato la kermesse veronese, rivela in un informatissimo retroscena Dagospia.

Quando poi in Santa Sede hanno letto che qualcuno degli organizzatori provava a piegare le parole di Parolin ("d'accordo sulla sostanza, non sulle modalità") trasformandole in una sorta di "leghismo morbido", le solitamente ovattate mura vaticane sono state attraversate da un moto di disapprovazione. 

Pietro Senaldi, intervistando su Libero uno dei promotori di Verona ha chiesto: "Perché a lei piace Salvini e alla Chiesa no?". La risposta ha fatto storcere il naso non poco alla Segreteria di Stato vaticana: "Pietro Parolin si è detto nella sostanza d'accordo con i problemi che solleva la Lega. Sull'immigrazione Salvini e la Chiesa non la vedono in modo troppo distante". Ma se c'è una cosa su cui Papa Francesco (e ovviamente con lui Parolin) trova inaccettabile la politica di Salvini, è proprio la questione immigrazione. Il tentativo di tirare per la mantella il Papa e il Segretario di Stato, continua Dagospia, Oltretevere non è piaciuto per niente.

Non a caso Papa Francesco, che per ragioni istituzionali incontra spesso esponenti politici italiani, non ha mai voluto stringere la mano a Matteo Salvini. Nel giugno scorso il vicepremier si spinse ad annunciare: "Avrò la gioia di incontrare Papa Francesco", ma il Vaticano si affrettò a smentire con tre parole secche: "Non c'è niente". E niente c'è più stato da allora con il Capitano leghista.

Di più: su Avvenire è stata maliziosamente pubblicata una lettera che ricorda che il presidente dell'organizzazione veronese, Toni Brandi, è vicino a Forza Nuova. Il presidente dell'organizzazione mondiale che fisicamente organizza Verona è Brian Brown, un quacchero convertito dal cattolicesimo. Molti relatori che saliranno sul palco sono antibergogliani durissimi.

Proprio sul quotidiano della Cei, scrive Dagospia, è stato affidato al direttore Marco Tarquinio l'espressione testuale del disappunto in una risposta ai lettori in cui fin dalla titolazione si bollava la kermesse veronese di "polemica inutilità". Il testo di Avvenire non lascia spazio a equivoci: "Nella città scaligera arriveranno ospiti monocolori. La famiglia con figli ha bisogno di tante risposte politiche, non di nuovi furiosi e inutili comizi. Lorsignori si dimenticano regolarmente di fare e io non ne posso più di chiacchiere altisonanti, ideologiche, vendicative, ostili e inesorabilmente vuote". Più netto di così il quotidiano della Chiesa non poteva essere.

E ci si mette pure il cattolicone Adinolfi che dalle pagine veronesi del Corriere della Sera dice: "Non partecipiamo a una iniziativa della Lega anche perché non ricordiamo proposte di legge depositate dalla Lega a favore della famiglia, anche se hanno tutte le leve del potere in mano. Basta leggere la legge di bilancio".

Insomma, la Chiesa in questi giorni ha mandato un messaggio chiaro: si sta col Papa o con Matteo Salvini. Tertium non datur. E c'è chi lo ha capito, spiega Dagospia: Antonio Tajani, presidente dell'Europarlamento, che ha bisogno delle preferenze a Roma e nel Lazio per essere rieletto e pesca tradizionalmente nelle parrocchie, ha ritirato la disponibilità a intervenire, che pure inizialmente aveva assicurato agli organizzatori di Verona, tanto da finire sui volantini.

Anche Salvini ha bisogno dei voti cattolici ma vuole prenderli a modo suo: Salvini è certo di poter fare a meno del Papa, del Vaticano e della Cei per fare il pieno di voti cattolici il 26 maggio alle europee? No affatto perché di quei voti ne ha bisogno: tra i sette milioni di praticanti che vanno a messa tutte le domeniche, il 4 marzo la Lega era solamente il quarto partito. Verona serve, nei suo piani, a diventare il primo. L'ostilità vaticana però è un ostacolo difficile da superare e di certo è un ostacolo che non è stato rimosso.

La finalità di Parolin, fine politico, non è comunque quella di estremizzare l'ostilità con il Carroccio. Si vuole semplicemente scoraggiare una operazione di accaparramento dei voti cattolici. Per la Chiesa resta sempre sullo sfondo il progetto di una casa comune più identitaria, improntata al popolarismo sturziano.

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